“Solandro” è il tipico nome trentino che viene assegnato all’abitante della Val di Sole, così come “Noneso” viene attribuito a colui che abita le vaste vallate della Val di Non; anche se le valli sono territorialmente vicine, le parlate e le culture sono molto diverse, infatti si sostiene che la parlata sia imparentata con la lingua ladina.
Soprattutto nell’area Sud della Val di Sole e in Val di Rabbi, il Solandro presenta svariate caratteristiche di tipo ladino molto conservatore di termini ormai persi in altri dialetti della valle, mentre Pellizzano, Ossana e le varie frazioni sono più influenzate dalla parlata lombardo-alpina.
Graziadio Isaia Ascoli, uno dei maggiori studiosi di linguistica ladina, ha qualificato entrambe le parlate come nonese, certificando l’affinità delle due lingue sotto il profilo linguistico.
Esistono svariati aneddoti che si applicano a questi abitanti del Trentino:
- L’applicazione ad entrambe le popolazioni dell’invocazione “libera nos domine” (Liberaci, o Signore). Si tratta probabilmente di una memoria di alcune sollevazioni popolari durante le quali gli abitanti delle due valli avevano minacciato la sicurezza della città di Trento. Riecheggia l’invocazione con cui le popolazioni dell’Europa del Nord chiedevano a Dio salvezza dalla furia dei Vichinghi.
- “Se l’é en nones dài, se l’é en solandro copel” (Se è un noneso picchialo, se è un solandro uccidilo). L’ambiguità del detto fa pensare al fatto che farsi un nemico solandro è pericoloso: se per lo scontro con un noneso basta un moderato uso della forza, la contesa con un solandro potrebbe diventare uno scontro all’ultimo sangue. Quindi meglio evitarla.
I solandri, popolo piuttosto patriottico, sono da sempre un popolo migratore, soprattutto si spostavano stagionalmente in Germania per fare i segantini o nelle vecchie province a fare i parolòti o ciapére ovvero i ramai. Essi parlavano un linguaggio denominato gájn ancora parlato dagli anziani. Un detto solandro recita con nota nostalgica: “L’é mei dai söi plangiànt che dai aotri grignant!“, che vuol dire che è meglio stare in valle a tribolare che fuori patria a vivere un po’ meglio.
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